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Quando non c'è un solo protagonista.
- Gabriele Dolzadelli
- 6 dic 2015
- Tempo di lettura: 2 min

Quando iniziai a scrivere la saga di Jolly Roger avevo diverse idee chiare su quelle che dovevano essere alcune caratteristiche della serie. Una di queste era quella di avere più di un protagonista. L'idea non era venuta per una sorta di disprezzo verso quei libri che hanno un solo soggetto principale, anzi. Nella mia esperienza di lettore ho trovato piacevoli molti romanzi che erano strutturati in questo modo, seppur alcuni mi avevano lasciato l'amaro in bocca nel momento in cui presentavano il protagonista con troppe caratteristiche perfette, rendendolo invincibile, fin troppo positivo e portando di conseguenza la storia a divenire "scontata" sotto alcuni aspetti. Credo che esagerare da questo punto di vista danneggi la trama, poichè ne risente la suspance nei momenti di tensione (il protagonista non morirà mai a metà del romanzo né compirà mai un'azione moralmente discutibile) e l'imprevedibilità della storia.
Senza dubbio, scegliere di avere più protagonisti aiuta lo scrittore a non cadere in questo errore. Si possono creare trame e sottotrame che intrecciandosi arricchiscono la storia, si possono rendere imprevedibili le sorti dei diversi personaggi sorprendendo il lettore e soprattutto si possono rendere meno dogmatiche le loro caratteristiche portandoli ad essere molto più sfumati nel confine tra bene e male.
Tutto ciò diventa specchio della realtà, poichè nella vita vera spesso ci si trova di fronte a scelte che possono avere un fine nobile ma dai mezzi per raggiungerlo decisamente discutibili, così come il contrario, ossia azioni di per sé buone che portano a conseguenze disastrose.
Molti autori hanno scelto questa strada e sono stati negli anni oggetto delle mie letture.
Basti pensare a Ken Follett con la Trilogia del Secolo, George Martin con Il Trono di Spade o a classici come Il Signore delle Mosche di Goldwin e Dieci Piccoli Indiani di Agatha Christie.
Ovviamente gestire una quantità di personaggi elevata non è semplice. Il lettore può risultarne confuso e le sottotrame possono sfuggire di mano. In più, il numero di pagine richieste per una simile storia può divenire molto elevato se non addirittura dover essere diviso in volumi.
Di certo, inizialmente, è necessario uno sforzo da parte del lettore per ingranare la marcia e allo scrittore nel permettere questo, ma se tutto il lavoro di tessitura viene fatto a dovere, il risultato non può che incantare.
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